CONSIGLI PRATICI PER
Questa pagina si rivolge a
coloro che sono spinti dall’amore della liturgia tradizionale e dall’adesione ai
desideri del Papa di veder sempre più diffusa la modalità straordinaria di
celebrazione, quale lievito che per osmosi aiuti a risacralizzare la Messa
ordinaria; a coloro insomma che si vogliono impegnare per ottenere nella loro
diocesi, città o parrocchia la Messa “straordinaria” questo inestimabile tesoro
che ha alimentato la pietà cristiana di innumeri generazioni di Santi, ha
cofondato la nostra civiltà greco-romana-giudeo-cristiana, ha accompagnato i
nostri avi nei momenti tristi e felici della loro vita, finché la tragedia
ideologica degli anni ’60 e ’70 non sottrasse al popolo credente il suo più
prezioso punto di riferimento, immagine e figura per speculum et in aenigmate della Liturgia celeste che non avrà
mai fine; con tutto quel che ne è conseguito in termini di abbandono della
Fede, delle vocazioni, della stessa identità cristiana.
Ora spetta a noi, che
apparteniamo alla nuova generazione del post-Concilio, tentare nel nostro
piccolo e per il poco che ci è concesso, di recuperare dalle disiecta membra, per non dir dai cocci,
quanto ci è possibile. Ecco i nostri consigli:
1)
Primo
passo, se si è da soli, trovare altre persone veramente motivate (basta
essere 2 o 3). Coinvolgere il coniuge o la fidanzata, un genitore, un amico
compiacente, se non sono animati da vero zelo ma solo dal desiderio di farvi
contenti, non è producente. Occorrerà muoversi sul serio, ed è meglio qualcuno
che lo fa perché è veramente convinto della cosa, più che per farvi piacere. E
tranquilli: anche se non sapete dove trovare dei “soci fondatori”, sappiate che
ci sono, e sono molti. Un sondaggio francese dice che il 34% dei
praticanti frequenterebbe volentieri
2)
A
questo punto, costituite il gruppo. Noi consigliamo di creare un’associazione
vera e propria (sia pure quella che il codice civile chiama associazione non
riconosciuta, quindi senza controlli dello Stato) per vari motivi: togliere
ogni ipotetico dubbio sulla stabilità del gruppo (cosa che una semplice
petizione non farebbe) ed avere una struttura che dia ai suoi portavoce
maggiore potere ed autorevolezza (vi serviranno tutti...). Inoltre, in
prospettiva, un’associazione potrà gestire contribuzioni (es. per comprare
paramenti) ed avere beni in proprietà anche di valore (es. libri, messali,
pianete, ecc.). Ma ovviamente, all'atto della costituzione non chiedete nemmeno
un centesimo! A tal proposito, riportiamo di seguito l’atto costitutivo e
statuto di un’associazione tipo per la Messa tridentina. Sappiate che
questo schema è stato sottoposto all’esame della Commissione Ecclesia Dei (da
parte di un vescovo che riteneva che un gruppo per essere stabile dovesse
preesistere al motu proprio) e la Pontificia Commissione anzidetta l’ha
giudicato inattaccabile. Clicca qui per lo schema (link alla pagina)
3)
Come
si vede nello schema, c'è l'atto costitutivo vero e proprio e poi fogli volanti
da far firmare. Usate una tecnica da "catena di Sant'Antonio":
agli interessati date fogli da far compilare tra i loro familiari e amici che
fossero pure loro interessati (di solito l'amore per la tradizione è
contagioso), dicendo di dare a questi ultimi ulteriori fogli da far firmare. E'
più facile raccogliere alla fine i fogli con le firme, che costringere tutte le
persone a venire in un unico posto per sottoscrivere. Una raccomandazione: fate
firmare solo coloro che sono davvero determinati a venire alla Messa straordinaria.
Inutile riempire i fogli di firme di meri "simpatizzanti", amici
compiacenti ecc., se poi non c'è nessuno alla Messa. Altra raccomandazione: a
meno che non siate già prima sicuri della sua opinione abbastanza favorevole ad
applicare il motu proprio, NON preavvertite il parroco o altri chierici
della vostra iniziativa, perché potrebbero cercare di farvi terra bruciata
intorno o dissuadere i potenziali firmatari. Quindi per prima cosa raccogliete
sottoscrizioni, onde avere un vero potere di rappresentanza (se no sarà facile
respingervi dicendo che non rappresentate un “gruppo” ma solo voi stessi). Le
categorie in cui si possono pescare il massimo di adesioni sono queste quattro
(non in ordine di importanza):
a) gli studenti ed ex studenti
di liceo (tra questi, in particolare i professionisti);
b) i professori di materie
umanistiche;
c) i meno giovani (dai 50
anni in su), che 1 volta su 2 sono nostalgici dei bei tempi andati;
d) i "topi di
sacrestia", catechisti, sacrestani, ministranti, laici impegnati. Tra
questi troverete sia i più acerbi detrattori della vecchia messa, sia i più
entusiasti, e questi ultimi proprio nei ruoli dove non li avreste mai
immaginati: non è improbabile che il ministro straordinario dell'Eucarestia, il
cantore di Symbolum 77, perfino il suonatore di chitarre e bonghi, coprano
questi ruoli solo per assenza di alternativa, ma se potessero... Quindi
interpellateli: avrete sorprese piacevoli. Il desiderio di una Liturgia con la
maiuscola è veramente diffuso e cova sotto la cenere della banalità liturgica.
4)
Raccogliete
un adeguato numero di sottoscrizioni: almeno 30, se sono della stessa
parrocchia, altrimenti di più: perché potrebbero obbiettarvi che il gruppo
dev’essere composto di gente della stessa parrocchia secondo l’art. 5 del motu
proprio; ma in tal caso replicherete con un sorriso che avete pensato di
concentrare le firme per dare meno problemi possibili, poiché altrimenti
potreste scindere il gruppo in tanti sottogruppi parrocchiali (ciascuno di almeno
una ventina di persone) e insistere per ottenere altrettante messe
tridentine...
5)
A
questo punto, siete pronti: rivolgetevi con cortesia, rispetto e in fin dei
conti anche fiducia al vostro Parroco. Cercate di stabilire rapporti
amichevoli: invitatelo a cena o a un aperitivo. Non considerate la vostra
richiesta come una rivendicazione sindacale né un diritto acquisito (anche
se, certo, il motu proprio sancisce un diritto dei fedeli: ma nella Chiesa si
deve pensare a servire, non ad essere serviti). Spiegate al Parroco il vostro
amore per la liturgia secondo la tradizione e il vostro desiderio di
contribuire al disegno del Papa di renderla disponibile in ogni parrocchia
(tale è la sua intenzione, secondo quanto ha riferito il card. Castrillòn
Hoyos, Presidente dell’Ecclesia Dei, nel giugno
6)
Difficilmente
vi darà un’immediata risposta positiva; ma capirete comunque subito, anche
dietro eventuali belle parole (o direttamente da bruschi improperi) se è
intenzionato ad assecondare la vostra richiesta, foss’anche ad experimentum (accettate allora con
gratitudine, anche se all’inizio la Messa è ad orario non perfetto, o privata,
o saltuaria, o con qualche abuso o commistione col nuovo rito: col tempo si
aggiusterà tutto), oppure se cerca semplicemente il modo di liberarsi di voi
senza apparire apertamente disobbediente al Papa. In quest’ultimo caso, che
dire: lasciate che i morti seppelliscano i loro morti. Tanto, anche se
fosse costretto a celebrare la Messa antica, che mostruosità ne verrebbe, se
per lui è qualcosa di abominevole, un cadavere risuscitato, un rito povero e
superstizioso? Vi piacerebbe poi andare a quella Messa e, anche se celebrata
“tecnicamente” bene (il che è difficile, da parte di chi ne sia un avversario),
subire all’omelia gli insulti rivolti a voi “nostalgici” (come succedeva di
frequente, al tempo degli indulti)? Semmai, se vi fosse un viceparroco più
consono, insistete col parroco affinché lo autorizzi a celebrarvi la Messa:
e in questo caso, non demordete affatto, stategli alle calcagna, fermate la
gente all'uscita delle messe per esporgli il vostro progetto e vedere chi
aderisce (ma non montate banchetti né distribuite foglietti, o sembrereste
degli agitatori: è meglio che il messaggio circoli di bocca in bocca; semmai
fate firmare agli interessati l’adesione al vostro gruppo), sensibilizzate il
consiglio pastorale della Parrocchia chiedendo d’essere invitati a una sua
riunione, anzi, cercate di farne parte: non tanto e non soltanto per
“infiltrarlo” di tridentini, ma anche per dimostrare un onesto attaccamento e
interesse alle attività parrocchiali: non siamo là solo per ricevere la nostra
bella Messa, ma anche per dare qualcosa del nostro tempo e impegno per gli altri
compiti della Parrocchia.
7)
Se
da quel parroco non cavate niente, fate il giro delle altre parrocchie utili
(perché comode e centrali). E non trascurate rettorie, santuari e chiese non
parrocchiali, perché i rettori di esse hanno gli stessi poteri dei parroci
(art. 5 § 5 del motu proprio).
8)
Se
nemmeno in tal modo avete successo, recatevi dal vescovo, prendendo
appuntamento con lui al telefono. Se chiamando al telefono non vi fissano
l’udienza (o ve la rinviano sine die),
scrivetegli una lettera, in cui direte grosso modo: “Eccellenza, poiché non ci
è stato possibile avere udienza con Lei per i Suoi molti impegni pastorali [un pelo di ironia non guasta],
desideriamo sottoporre alla Sua attenzione la finora vana richiesta di n. XX
fedeli, costituiti nel gruppo stabile associativo che rappresentiamo e il cui
atto costitutivo e statuto, con tutte le firme, alleghiamo; in modo che l’Eccellenza Vostra possa
provvedere a trovare utile e congrua soluzione alla nostra richiesta
spirituale, a mente dell’art. 12 del motu proprio Summorum pontificum del
7.7.07. Confidiamo nella Sua paterna sollecitudine e siamo ad invocare con
filiale devozione la Sua benedizione”.
9)
Se
il vescovo non risponde, dopo aver atteso per almeno 1-2 mesi (e avere
possibilmente scritto una seconda lettera per sollecitarlo), o se l’incontro
con lui non produce frutto perché non ne vuole sapere, rivolgetevi a noi
innanzitutto, che daremo pubblica notizia sul sito del contegno del vostro
vescovo (e ricordate bene che la cosa che temono di più è la pubblicità: sanno
di essere indifendibili di fronte alla pubblica opinione, e di fronte a Roma,
perché sono loro che stanno disobbedendo al Papa e calpestando diritti
elementari dei fedeli, solo perché la messa in latino è loro... antipatica). Se
lo ritenete opportuno, date anche notizia ai giornali locali: ma solo dopo
aver sentito “la base”, perché potrebbe esservi il rischio che ciò vi alieni le
adesioni di parte dei vostri sostenitori (dopo tutto, non è normale che un
cattolico, per quante ragioni abbia, attacchi il suo vescovo sui giornali; già
su internet è diverso, perché il messaggio giunge a lettori più selezionati).
E’ quindi meglio, semmai, distribuire nelle buche delle lettere del
territorio parrocchiale dei brevi foglietti, assolutamente non polemici, in
cui spiegate che c’è il motu proprio (molti non lo sanno), che volete una
“messa in latino tradizionale” (chiamatela così, per farvi capire) in aggiunta
a quelle ordinarie, che finora è stato impossibile per l’opposizione di alcuni
(siate vaghi, evitate gli attacchi personali), e che pertanto pregate tutti di
contattare il vostro gruppo e comunque di insistere anche individualmente col
Parroco e il Vescovo affinché concedano quel che il Papa ha previsto (e citate
anche il discorso papale di Lourdes inerente il motu proprio, in cui ha detto
che nessuno è di troppo nella Chiesa e tutti vi si devono sentire come a casa
loro e mai respinti).
10)
E
infine, se nemmeno quello basta, calate l’asso e scrivete alla Pontificia
Commissione Ecclesia Dei, Palazzo del S. Uffizio, piazza del S. Uffizio,
Città del Vaticano, 00193 Roma. La lettera dev’essere più breve possibile (una
facciata!) e scritta a macchina o al computer. Evitate di raccontare tutte le
vostre peripezie, o di esporre i vostri sentimenti per il rito antico, o le
risposte acide di qualche chierico; dite semplicemente che nella città e
diocesi di ***, non avendo trovato parroci disponibili (dite pure, se è vero,
perché intimiditi dal vescovo) il vostro gruppo di X persone si è rivolto al
vescovo che non ha offerto alcuna soluzione, oppure ne ha proposto solo una
inaccettabile perché... (es. per orario o luogo), oppure non ha risposto
nemmeno alla vostra lettera. Allegate copia delle eventuali lettere inviate
alla curia e di quelle ricevute. Non citate gli articoli del motu proprio: li
conoscono meglio di voi. Salutate e promettete di pregare per loro:
all’Ecclesia Dei ne han proprio bisogno, visto il compito erculeo che devono
affrontare di fronte all’idra della resistenza episcopale. Se scrivere lettere
non è il vostro forte, mandatecene una bozza e cercheremo di aiutarvi. E non
trascurate di spedire una copia, di questo appello all’Ecclesia Dei, per
conoscenza al vescovo e ai parroci che vi hanno chiuso la porta in faccia.
Questo è importante, perché farà capire loro che siete ben determinati e non vi
si ferma così facilmente: cominceranno loro a pensare se non sia meglio
arrendersi, per evitare fastidi con la S. Sede solo per una maledettissima
messa in latino.
11)
Non
aspettatevi interventi di artiglieria. L’Ecclesia Dei lavora, ma “alla romana”: con calma e,
soprattutto, con discrezione. Un dicastero vaticano non ama certo sconfessare
pubblicamente un vescovo, anche se magari ci piacerebbe tanto. Agirà quindi
facendo pressioni o cercando soluzioni alternative. E se mai non capitasse
nulla nei successivi 4-6 mesi, prendete i biglietti per Roma ed un appuntamento
(telefonando al n. 06.69.82 o 06.69.88.52.13) con qualche funzionario della
Commissione: lo stesso vicepresidente Mons. Perl è stato in passato estremamente
disponibile verso molti gruppi in difficoltà. A quattr’occhi potrà darvi
qualche valido consiglio operativo; se avete qualche soluzione da proporre (il
tal prete, la tal chiesa), meglio ancora. Sappiate che per ogni diocesi in cui
la curia locale crea problemi, si apre all’Ecclesia Dei un dossier: e non tutti i vescovi, per quanto avversi al motu proprio,
hanno piacere di finire in quella sorta di libro nero (specie se hanno
prospettive “di carriera”), dato che il Presidente della Commissione relaziona
con regolarità al Papa - cui la questione sta molto a cuore - sulla concreta
applicazione del suo motu proprio. Già adesso, quindi, la Commissione Ecclesia
Dei ha un reale ed efficace potere di intervento, per quanto indiretto. Ma in
prospettiva è anche previsto un potenziamento dei suoi poteri (si dice che la
Commissione potrà addirittura distaccare d’imperio nella diocesi renitente un
sacerdote di qualche istituto tradizionale!): ulteriore motivo per sentirsi con
le spalle coperte.
12)
Nell’attesa
che la situazione si sblocchi, non restate inattivi, anche per non dare
l’impressione che avete rinunziato: organizzate conferenze e incontri sulla
Messa tradizionale, sul motu proprio, sulla riforma benedettiana della
liturgia; o concerti di canto gregoriano; o presentazioni di libri (ne stanno
uscendo moltissimi, su queste tematiche, e spesso gli autori sono lieti di
partecipare). Allargherete così il numero dei simpatizzanti e le conoscenze
liturgiche di tutti; creerete, nel vostro piccolo, un minuscolo “movimento
liturgico” tanto desiderato dal Papa.
Questi i consigli. Sappiate
che alla fine, se avrete costanza, otterrete sicuramente la S. Messa che chiedete. E ricordate anche
(questo soprattutto deve motivarvi) che chiedendo e combattendo per questa causa,
con rispetto e cortesia ma anche con fermezza, state rendendo un servizio alla
Chiesa e avete l’appoggio del Papa che, nel promulgare il motu proprio, ha
fatto affidamento proprio sui laici affinché lo splendore della liturgia
tradizionale potesse tornare a rifulgere.
Il
consiglio principale, quindi, che precede tutti gli altri, è questo: PERSEVERARE.
La costanza è virtù
cristiana e va accompagnata con la fortezza, uno dei doni dello Spirito Santo.
Il cammino, inutile nasconderselo, sarà difficile e arduo, ora più, ora meno.
Siate pronti a incomprensioni, rifiuti, perfino dileggio e, qualche volta,
maldicenza. Ripeterete allora: “Beati voi
quando vi insulteranno, vi perseguiteranno per causa mia e, mentendo, diranno
ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. Intendiamoci: parlare di
persecuzioni può sembrare, anzi è, del tutto fuori luogo, quando si pensa a ciò
che avviene ai cristiani in Iraq, in India, nei paesi mussulmani. Ma, giusto
per l’aneddotica (e quelli che seguono sono fatti veri), è accaduto a
molti, rei solo di aver sottoscritto la richiesta per la Messa antica, di
essere maltrattati dal loro parroco e allontanati dai compiti svolti fino
allora in parrocchia, oppure essere malvisti dalla curia, perfino ricevere
minacce (come la presidentessa di una cooperativa cui è stato “consigliato” di
lasciar perdere, perché altrimenti il vescovo non avrebbe rinnovato gli appalti
in suo favore). Quindi, mettete in conto tutte queste spiacevoli evenienze. E,
se accadono, non portatene rancore: i colpevoli “non sanno quello che fanno” e
sono magari convinti di agire per il bene della Chiesa. Pregate (anche) per
loro.
Diamo ora in appendice i
seguenti strumenti:
1)
Atto
costitutivo e statuto dell’associazione-gruppo stabile, con in calce il modello
dei fogli da stampare e far girare in molte copie, per raccogliere adesioni. (file
Word)
2)
Il
testo del motu proprio in latino, con le modifiche introdotte al momento della
pubblicazione sugli Acta Apostolicae
Sedis del 7.9.2007 (attenzione: molte versioni on line, compresa quella del sito del Vaticano, che trovate cliccando qui, riportano ancora il
testo diffuso sui giornali al momento della promulgazione e non quello
risultante dalla pubblicazione ufficiale, l’unico vincolante). (file
Word)
3)
Traduzione
in italiano del motu proprio. Non esiste traduzione ufficiale, quindi
considerate che l’unico testo normativo è quello in latino (sottolin. nostre) (file
Word)
4)
Lettera
ai vescovi di accompagnamento del motu proprio nella traduzione in italiano. (file
Word)