Enzo Bianchi,
Se il Messale è una bandiera
(estratto), in
[..]
Ma qui sorge una serie di
domande che esigono una risposta evangelica e una responsabilità conforme al sensus ecclesiae da parte di
tutti: vescovi, presbiteri, fedeli cattolici. Non è che questi gruppi si
nascondano dietro i veli della ritualità post-tridentina per non accogliere
altre realtà assunte oggi dalla chiesa, soprattutto attraverso il concilio? Il
messale di Pio V non rischia di essere il portavoce di rivendicazioni di una
situazione ecclesiale e sociale che oggi non esiste più? La messa di Pio V non
è per molti una messa identitaria, preferenziale e
dunque preferita rispetto a quella celebrata dagli altri fratelli, come se la
liturgia di Paolo VI fosse mancante di elementi
essenziali alla fede? C'è oggi troppa ricerca di segni identitari,
troppo gusto per le cose "all'antica", soprattutto in certi
intellettuali che si dicono non cattolici e non credenti e misconoscono il
mistero liturgico. E ancora, perché alcuni giovani che non sono nati nell'epoca
post-tridentina e non hanno mai praticato come loro messa "nativa"
quella pre-conciliare, vogliono un messale sconosciuto? Cercano forse un
messale lontano dal cuore ma praticato dalle labbra? E se la celebrazione della
messa risponde alle sensibilità, ai gusti personali, allora nella chiesa non
regna più l'ordo oggettivo, ma ci si abbandona a
scelte soggettive dettate da emozioni del momento. Non c'è forse il rischio, in
questo soggettivismo, di incoraggiare ciò che Benedetto XVI denuncia come
obbedienza alla "dittatura del relativismo"?
E perché coloro che chiedono
il rito di Pio V si sentono i "salvatori della chiesa romana"? Salvatori
rispetto a cosa? A un concilio ecumenico presieduto dal vescovo di Roma? Perché
assicurano: "Vinceremo ... tutta la chiesa tornerà all'antica
liturgia!"? Questo non è un cammino di riconciliazione e di comunione, ma
di rivincita, di condanna dell'altro, di rifiuto di riconoscere le colpe
rispettive... Sì, c'è il timore che si risvegli nella chiesa una serie di
rapporti di forza in cui c'è chi perde e chi guadagna. Ma questo risponde più a
un'ottica mondana che a un'ottica evangelica!
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