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P. Rinaldo Falsini o.f.m., Intervista a Adista-Il Dialogo.org

 

Legalizzazione della Messa tridentina pre-conciliare: "contro la storia, oltre che contro il Concilio".

Il parere di padre Falsini nei confronti delle aperture vaticane all'antica liturgia.



"Una mossa offensiva e disonesta, che può essere dettata solo da ignoranza o follia". Queste la reazione del liturgista padre Rinaldo Falsini, interpellato da Adista in merito alle indiscrezioni sul prossimo Motu Proprio che liberalizzerebbe la messa tridentina pre-conciliare e alle parole di mons. Malcolm Ranjith, segretario della Congregazione per il Culto Divino, secondo cui "in modo inequivocabile" "la messa di San Pio V non può essere considerata come abolita dal nuovo messale di Paolo VI".

Si tratta di una decisione che, se fosse confermata nei contenuti che la stampa le attribuisce, sarebbe "contro la storia, oltre che contro il Concilio": "Se quando insegnavo in Cattolica uno studente mi avesse detto queste cose l’avrei bocciato senza appello", aggiunge il liturgista, che aveva preso parte ai lavori della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium.

Ma, passato il momento dell’indignazione, subentra quello della riflessione: fatta la doverosa premessa che non si conoscono ancora né i motivi né il testo del Motu Proprio, Falsini articola la sua critica ad un’operazione che lo lascia sbalordito. "Le concessioni ai tradizionalisti, come l’indulto fatto da Giovanni Paolo II nel 1984, si possono ancora capire, ma un’equiparazione come quella che viene qui ventilata è assolutamente inconcepibile".
"Il messale di San Pio V corrisponde ad una fase storica riconosciuta come superata dal Concilio".
Volerlo recuperare, secondo Falsini, “è come voler mangiare "un cibo ormai avariato" ed è un "hobby sciocco quello di voler usare ancora un vestito che non sta più addosso".

E non sono solo opinioni. I testi conciliari e la loro genesi vengono ignorati, a bella posta o per ignoranza, da chi adesso in Curia vuole il ritorno alla messa tridentina, come quello che riportiamo qui sotto. La questione se il vecchio messale fosse stato abrogato o meno dal nuovo si era già posta all’indomani del Concilio, sotto le pressioni dei tradizionalisti. A quell’epoca, però, la Congregazione per il Culto Divino non aveva voluto rispondere in maniera ufficiale perché sarebbe stato "inopportuno" riconoscere anche una parvenza di fondatezza ad un simile dubbio.

Di fronte ad ulteriori insistenze, l’allora segretario della Congregazione per il Culto Divino, mons. Annibale Bugnini, scrisse una lettera - di cui riportiamo qui sotto alcuni stralci - in cui chiariva che "ilMessale di Pio V’ è stato definitivamente abrogato dalla Costituzione Apostolica Missale Romanum".

Falsini conclude le sue riflessioni con una domanda provocatoria: "dalla base, dai fedeli arrivano tante richieste: perché non concedere quelle che stanno loro veramente a cuore, come quella sul celibato obbligatorio dei preti, invece di dare ascolto a una minoranza di nostalgici?".


Di seguito, la testimonianza scritta di mons. Bugnini, allora segretario della Congregazione per il Culto Divino e del Consilium per l’applicazione della Costituzione conciliare sulla liturgia:

"Nella loro propaganda contro il nuovo messale romano, i gruppi tradizionalisti, oltre alle accuse di carattere dottrinale, portavano anche l’argomento che esso non sarebbe obbligatorio, ma solo facoltativo. Più volte i vescovi avevano chiesto alla Santa Sede di chiarire la questione (…).

Il Congresso della Congregazione per il Culto Divino del 15 novembre 1972 studiò se fosse opportuno ricorrere alla Pontificia Commissione per l’interpretazione dei Documenti del Concilio per avere una risposta giuridica (…). Tale ricorso, però, fu giudicato inopportuno, perché sembrava avallare la fondatezza del dubbio, quando invece la Costituzione Missale Romanum è chiarissima, e offensivo dell’autorità del Papa. (…)

Il 31 agosto 1973 mons. Sustar, segretario del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, insistette per avere una dichiarazione se esisteva una proibizione tassativa in merito alla messa di Pio V. (…)

Il segretario della Congregazione scrisse a mons. Sustar, il 17 ottobre 1973, chiarendo i termini della questione:
1. Il "Messale di Pio V" è stato definitivamente abrogato dalla Costituzione Apostolica Missale Romanum. Basta leggerne la clausola finale.

2. La introduzione del nuovo messale, però, avviene con gradualità, in considerazione del tempo necessario per le traduzioni. (…)". (da Annibale Bugnini, La Riforma liturgica (1948-1975), CLV - Edizioni Liturgiche, Roma 1983, pp. 297-98).

 

 

Padre Falsini è deceduto nel maggio 2008. Pur lontanissimo dalle sue opinioni, come si può immaginare, io, che fui suo alunno all’Università Cattolica (tranquilli: non mi ha bocciato... forse perché all’esame non mi ha chiesto niente sulla liturgia), desidero ricordare con gratitudine le bellissime lezioni sull’influenza dell’eresia catara nella letteratura, nonché la personalità amabile quale, a dire il vero, non traspare dalle dichiarazioni sopra riportate. Possa egli gustare ora le “straordinarie” liturgie celesti!

 

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